Nel 2022 andranno in pensione 16.800 persone con quota 102
Nel 2022 i pensionamenti anticipati con 64 anni d'età e 38 di contributi costeranno meno di 176 milioni mentre l'impatto sui conti pubblici fino al 2025 sarà complessivamente di oltre 1,6 miliardi
Nel 2022 saranno circa 16.800 sulla via del pensionamento anticipato con Quota 102. Almeno secondo le stime contenute nella relazione tecnica del disegno di legge di bilancio che è stato inviato dal governo al Senato. I tecnici del ministero dell'Economia quantificano in poco meno di 176 milioni il costo per 12 mesi delle uscite con almeno 64 anni d'età e 38 di contributi. Nei prossimi quattro anni salirà a oltre 1,6 miliardi l'impatto complessivo di questa misura sui conti pubblici, che però beneficeranno del definitivo stop di Quota 100: già nel 2024 gli “oneri pensionistici” si ridurranno di 1,8 miliardi.
Gli effetti di Quota 102 si esauriranno già nel 2026
Come è noto, Quota 102 sarà operativa soltanto nel prossimo anno. Una durata breve che limiterà le ricadute della misura varata dal governo Draghi sugli anni successivi. I tecnici del governo stimano che i nuovi requisiti “produrranno” 16.800 nuove pensioni nel 2022, che poi saliranno a 23.500 nell'anno successivo, per poi scendere a 15.100 già nel 2024, a 5.500 nel 2025 e fermarsi a soli mille assegni nel 2026. Il picco dei costi sarà raggiunto nel 2023 con 679,3 milioni.
Confermata la proroga di Opzione donna e Ape socialeNel testo del Ddl di bilancio approdato in Parlamento è confermata la proroga di un anno di Opzione donna con i requisiti attuali (almeno 35 anni di versamenti e 58 anni d'età che salgono a 59 per le lavoratrici autonome). Alla fine, il governo ha dunque rinunciato a far salire la soglia anagrafica a 60 anni. Confermato anche il prolungamento per 12 mesi dell'Ape sociale in versione estesa a nuove categorie di lavori gravosi.
Fondo per le uscite anticipate delle Pmi parte con 150 milioni
È di 150 milioni nel 2022 la dote del nuovo Fondo per le uscite anticipate nelle piccole e medie imprese in crisi, fortemente voluto dalla Lega. Che però sperava in uno stanziamento iniziale di almeno 200 milioni. Per il biennio successivo sono disponibili altri 400 milioni. Ma su questo punto, come sull'ulteriore allargamento dell'Ape sociale, ci sarà probabilmente battaglia per spuntare altre risorse durante la navigazione in Parlamento della manovra.
Parte il tavolo per la riforma nel 2023
Mario Draghi ha convocato i sindacati per avviare la discussione sui possibili interventi sulla previdenza da adottare nel 2023. Il premier ha mantenuto l'impegno preso con i sindacati nell'ultimo, teso incontro sulla manovra. Ma non sarà facile trovare "una quadra" tra la richiesta dei sindacati, contrari alle Quote, per una flessibilità in uscita a vasto raggio con maggiori tutele per i giovani e quella di Palazzo Chigi e del Mef, che considerano indispensabile vincolare qualsiasi nuova misura al sistema contributivo. Con tutta probabilità il confronto si prolungherà nei prossimi mesi perché l'orizzonte sembra essere quello del prossimo Documento di economia e finanza (Def) in agenda ad aprile 2022.
Nel 2022 i pensionamenti anticipati con 64 anni d'età e 38 di contributi costeranno meno di 176 milioni mentre l'impatto sui conti pubblici fino al 2025 sarà complessivamente di oltre 1,6 miliardi
Nel 2022 saranno circa 16.800 sulla via del pensionamento anticipato con Quota 102. Almeno secondo le stime contenute nella relazione tecnica del disegno di legge di bilancio che è stato inviato dal governo al Senato. I tecnici del ministero dell'Economia quantificano in poco meno di 176 milioni il costo per 12 mesi delle uscite con almeno 64 anni d'età e 38 di contributi. Nei prossimi quattro anni salirà a oltre 1,6 miliardi l'impatto complessivo di questa misura sui conti pubblici, che però beneficeranno del definitivo stop di Quota 100: già nel 2024 gli “oneri pensionistici” si ridurranno di 1,8 miliardi.
Gli effetti di Quota 102 si esauriranno già nel 2026
Come è noto, Quota 102 sarà operativa soltanto nel prossimo anno. Una durata breve che limiterà le ricadute della misura varata dal governo Draghi sugli anni successivi. I tecnici del governo stimano che i nuovi requisiti “produrranno” 16.800 nuove pensioni nel 2022, che poi saliranno a 23.500 nell'anno successivo, per poi scendere a 15.100 già nel 2024, a 5.500 nel 2025 e fermarsi a soli mille assegni nel 2026. Il picco dei costi sarà raggiunto nel 2023 con 679,3 milioni.
Confermata la proroga di Opzione donna e Ape socialeNel testo del Ddl di bilancio approdato in Parlamento è confermata la proroga di un anno di Opzione donna con i requisiti attuali (almeno 35 anni di versamenti e 58 anni d'età che salgono a 59 per le lavoratrici autonome). Alla fine, il governo ha dunque rinunciato a far salire la soglia anagrafica a 60 anni. Confermato anche il prolungamento per 12 mesi dell'Ape sociale in versione estesa a nuove categorie di lavori gravosi.
Fondo per le uscite anticipate delle Pmi parte con 150 milioni
È di 150 milioni nel 2022 la dote del nuovo Fondo per le uscite anticipate nelle piccole e medie imprese in crisi, fortemente voluto dalla Lega. Che però sperava in uno stanziamento iniziale di almeno 200 milioni. Per il biennio successivo sono disponibili altri 400 milioni. Ma su questo punto, come sull'ulteriore allargamento dell'Ape sociale, ci sarà probabilmente battaglia per spuntare altre risorse durante la navigazione in Parlamento della manovra.
Parte il tavolo per la riforma nel 2023
Mario Draghi ha convocato i sindacati per avviare la discussione sui possibili interventi sulla previdenza da adottare nel 2023. Il premier ha mantenuto l'impegno preso con i sindacati nell'ultimo, teso incontro sulla manovra. Ma non sarà facile trovare "una quadra" tra la richiesta dei sindacati, contrari alle Quote, per una flessibilità in uscita a vasto raggio con maggiori tutele per i giovani e quella di Palazzo Chigi e del Mef, che considerano indispensabile vincolare qualsiasi nuova misura al sistema contributivo. Con tutta probabilità il confronto si prolungherà nei prossimi mesi perché l'orizzonte sembra essere quello del prossimo Documento di economia e finanza (Def) in agenda ad aprile 2022.